sabato 31 agosto 2013

Carmine Schiavone : Ho detto dove sono i rifiuti tossici

Traffico di rifiuti, il boss pentito 
Carmine Schiavone: 
“Mie denunce inascoltate”
da "Il Fatto Quotidiano" - articolo di Andrea Palladino - 31-08-13

L'ex cassiere dei Casalesi racconta il sistema dello smaltimento illecito dei veleni, anche radioattivi, in Campania. Dichiarazioni messe a verbale già negli anni Novanta, a cui però non sono seguiti interventi sui territori colpiti. E la sua audizione del 1997 in Commissione parlamentare è ancora secretata





Le parole di Carmine Schiavone – che accusa direttamente lo Stato sulle mancate bonifiche dei siti inquinati dai veleni di Gomorra – hanno solide basi, riscontrabili in tantissimi atti giudiziari. Buona parte degli elementi che confermano la sua ricostruzione del traffico illecito di rifiuti sono contenuti negli atti di un processo in corso in questi mesi, condotto dal pm della Dda di Napoli Alessandro Milita. Imputati sono alcuni esponenti del gruppo di Francesco Bidognetti, alias Cicciotto ‘e mezzanotte: nomi che ricorrono nella testimonianza di Schiavone, come Gaetano Cerci e Cipriano Chianese. L’accusa è pesante, disastro ambientale.


Il complesso e difficile percorso della giustizia per cercare di scrivere una verità definitiva sui traffici di materiale contaminato – e forse radioattivo – dal nord al sud ha subito, negli anni, moltissimi ostacoli. La prima inchiesta della procura napoletana, conosciuta come “Adelphi”, non riuscì ad arrivare alle condanne degli imprenditori che avevano utilizzato i servizi del clan dei casalesi per smaltire illegalmente migliaia di tonnellate di scorie pericolose. La figura di Cipriano Chianese, avvocato oggi imputato nel processo per la contaminazione delle falde acquifere campane, è stata indicata – insieme a Gaetano Cerci e a Francesco Bidognetti – per la prima volta da Carmine Schiavone già nei suoi interrogatori del 1993.


Il Gip di Napoli Anita Polito, nell’ordinanza di custodia cautelare per l’indagine sul disastro ambientale conclusasi nei mesi scorsi, ricorda nei dettagli le date degli interrogatori del collaboratore di giustizia ex cassiere del clan: Schiavone venne ascoltato due volte nel 1993, due volte nel 1994 e poi nel 1996. Nel suo raccolto dell’epoca “il collaboratore riferiva in particolare, riassuntivamente, che verso la fine degli anni 80 — a partire dal 1988 — Chianese Cipriano (aderente ad un circolo culturale occultante una loggia massonica cui partecipava Cerci Gaetano), già operante per suo conto nello smaltimento dei rifiuti, ebbe ad avvicinarsi al gruppo di Sandokan (il boss Francesco Schiavone, ndr) e Bidognetti Francesco, intessendo con loro rapporti di affari per le discariche. (…) Erano state rilasciate altresì alcune concessioni ottenute per la realizzazione di vasche ittiche, in realtà utilizzate per l’estrazione della sabbia, poi affidate a Cerci e riempite con rifiuti tossici”. E ancora: “Il Chianese procedette quindi a scaricare rifiuti nelle cave di sabbia che vanno dal Lago Patria fino a Mondragone (cave prodotte dal prelievo di sabbia destinate per le costruzioni del consorzio Con. Cav. per la superstrada Nola-Villa Literno)”. 

Tutte informazioni che, dunque, sono note da circa vent’anni. Tra il 1995 e il 1996 la Criminalpol di Roma – su delega della procura napoletana – ha ripreso i verbali delle dichiarazioni di Schiavone, effettuando una serie di sopralluoghi nella provincia di Caserta, per cercare di individuare con precisione i punti di interramento dei rifiuti tossici. Secondo il Gip di Napoli le dichiarazioni di Carmine Schiavone furono puntualmente riscontrate: “L’esito degli accertamenti disposti sul  terriccio prelevato da alcuni dei siti individuati, consentiva di acclarare l’effettività della destinazione a discarica dei luoghi medesimi”.



Le denunce del collaboratore di giustizia furono raccolte nel 1997 anche dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sui rifiuti, presieduta all’epoca da Massimo Scalia. Secondo il suo racconto, Schiavone consegnò alla commissione appunti e documenti con l’indicazione delle società coinvolte, delle targhe dei mezzi usati e dei luoghi degli smaltimenti. La sua deposizione risulta ancora oggi secretata e non è possibile capire quanto realmente raccontò. Di certo quel mondo di trafficanti descritto fin dal 1993 non appare – se non per sommi capi – nelle relazioni finali approvate dal parlamento nel 2001. Oggi, vent’anni dopo, è giunto il momento di aprire quegli archivi.

sabato 24 agosto 2013

da "Il Fatto Quotidiano"
 Campania, il Pd contro Brunetta: 
“Quattro milioni alla sua fondazione, una rapina”

I democratici all'attacco dell'ex ministro, presidente dell'ente che organizza il Festival di Ravello, beneficiario di un cospicuo contributo della Regione guidata da Caldoro, anche lui del Pdl. La Fondazione reagisce con una querela, il governatore precisa: "I soldi saranno erogati solo dopo valutazioni e controlli"



La Regione Campania pompa 4 milioni di euro nelle casse della Fondazione Ravello guidata da Renato Brunetta. E scoppia il caso. Il gruppo consiliare regionale del Pd annuncia un’interrogazione sui criteri di erogazione dei fondi. Sel chiede che Brunetta “faccia un passo indietro” per ragioni di opportunità. Il segretario del Pd di Salerno Nicola Landolfi, che ha sparato ad alzo zero paragonando il finanziamento a “una rapina a mano armata”, è stato querelato dai vertici della Fondazione. Ma a chi come Landolfi maliziosamente insinua che la Fondazione che gestisce uno dei festival più importanti d’Europa e l’imponente Auditorium di Niemayer ha goduto di un trattamento di favore perché presieduta dal capogruppo alla Camera dello stesso partito di Stefano Caldoro (i due peraltro hanno comuni trascorsi socialisti), lo staff del Governatore della Campania risponde così: “I 4 milioni di fondi europei stanziati dalla Regione in favore della Fondazione sono spalmati su almeno due anni, sono stati solo assegnati e verranno materialmente messi in capo solo dopo le valutazioni e i controlli di efficacia previsti dai manuali che regolano l’uso del fondi strutturali. In proporzione la Regione dà meno degli anni passati”. In allegato, una raffica di cifre e una ricostruzione storica del finanziamento.


Con la sottolineatura che l’Auditorium, edificato grazie a un investimento di 18 milioni e mezzo di euro, è nato grazie ai fondi Por 2000/2007, nel pieno dell’era Bassolino. Fondi spesi anche per l’acquisto di Villa Episcopio (9 milioni di euro) e il rilancio di Villa Rufolo. “Azioni – spiegano dall’entourage di Caldoro – avviate in un recente passato e finalizzate al Pit “Ravello Città della Musica”, per creare sul territorio della costiera amalfitana un vero e proprio distretto culturale integrato. I 4 milioni sono in continuità con quel programma, è la fase attuativa del progetto avviato negli anni scorsi. Mettendo a sistema tutti i comuni della costiera amalfitana e non solo Ravello”.


Se ne prende atto. Ricordando anche che Brunetta a Ravello è una specie di sindaco-ombra, ha la casa delle vacanze, la cittadinanza onoraria e si è sposato nel luglio 2011. Qui nel suggestivo paese-gioiello dove il tempo si è fermato, l’ex ministro della Pubblica Amministrazione dell’ultimo governo Berlusconi ha da anni impiantato una sorta di succursale della propria segreteria. L’Espresso la definì ‘la Cricca di Ravello’. Sottolineando intrecci e cointeressenze tra i palazzi romani e la costiera amalfitana. A cominciare dal ruolo dell’ex primo cittadino del Pd Secondo Amalfitano. Che dopo essere diventato amico di Brunetta si è spostato a destra e si è trasferito a Roma, dove Brunetta lo ha nominato consulente e poi presidente del nuovo ente Fomez Italia. Oggi Amalfitano è segretario della Fondazione Ravello e direttore di Villa Rufolo. Il braccio operativo di Brunetta nei centri nevralgici di Ravello.


La Fondazione intanto prospera. Non senza qualche malumore sul territorio. Alla conferenza stampa di presentazione del progetto erano assenti quasi tutti i sindaci dei comuni vicini. Quelli che nelle intenzioni del Cda della fondazione dovrebbero essere maggiormente coinvolti nelle future edizioni del festival musicale, da prolungare anche dopo la stagione estiva. Mentre a Ravello non hanno digerito l’eliminazione degli sconti per i biglietti ai residenti. Che il sindaco Paolo Vuilleumier vuole ripristinare: “Abbiamo concordato che a settembre la Fondazione pagherà l’utilizzo dell’Auditorium in maniera piena e non agevolata. Con i proventi interverremo per agevolare la partecipazione della popolazione agli eventi del Ravello Festival”.


Per aver osato criticare l’andazzo, i giornalisti di ‘positanonews.it’, la principale testata online locale, sono stati messi alla porta: “Sembra che si ragioni senza progetti che coinvolgano il territorio – dice il direttore del sito Michele Cinque – e si cerchi soltanto il modo di poter spendere e giustificare questa enorme mole di denaro pubblico erogato in poche mani che non vogliono essere controllate, come testimonia il trattamento che ci hanno riservato”.

venerdì 9 agosto 2013

Movimento lento.

di Wu Ming 2

Se inserite in un motore di ricerca la parola “lentezza”, il risultato è una lista di siti che propongono di vivere, viaggiare, lavorare, mangiare fuori tempo rispetto ai ritmi incalzanti della quotidianità. Dietro questa comune rivendicazione, però, si nascondono e spesso si mescolano due visioni del tutto differenti. Da una parte, quella di chi vuole ritardare l’arrivo del futuro e quindi considera la lentezza come una sorta di macchina del tempo, capace di riportare in vita gli aspetti più sani di un passato ormai perduto. Dall’altra, quella di chi ritiene che nessun cambiamento reale, e dunque nessun futuro vivibile, possa prodursi senza una rottura del tempo.

Credo che l’approccio più utile e fecondo al tema della lentezza, consista nel sottolineare questa seconda prospettiva, evitando di farsi contagiare dalla prima. I bei tempi andati in cui la vita seguiva un altro ritmo erano infatti tempi di schiavitù, di mortalità infantile, di piccole città stato sempre in lotta tra loro, di donne confinate in casa, di lavoratori senza diritti. In poche parole: erano bei tempi, forse, soltanto per un pugno di privilegiati che se li potevano permettere.
Se l’apologia del passato suona reazionaria e stucchevole, non sempre le cose vanno meglio con l’evocazione del futuro. Il più delle volte finiamo per raccontarcelo come una semplice proiezione del presente, dritta davanti a noi a distanza di tempo, ovvero come un presente invecchiato, che di conseguenza non scalda il cuore a nessuno.

domenica 4 agosto 2013

In occasione delle vacanze la nostra rubrica estiva "per non assopire la coscienza" proporrà la lettura di una una serie di articoli il primo dei quali è il racconto di Evo Morales, fermato a Vienna come un criminale comune. Il 2 luglio scorso quattro paesi europei (Italia inclusa) gli hanno negato il diritto di sorvolo per ordine degli Usa. Tutta la storia su "Le Monde diplomatique" in uscita il 20 agosto con "il manifesto". 

Il 2 luglio scorso si è verificato uno degli avvenimenti più insoliti nella storia del diritto internazionale: il divieto di sorvolare i territori francese, spagnolo, italiano e portoghese, imposto all'aereo presidenziale dello stato plurinazionale di Bolivia, e poi il mio sequestro all'aeroporto di Vienna (Austria) per 14 ore. Settimane dopo, questo attentato contro la vita dei membri di una delegazione ufficiale, commesso da stati ritenuti democratici e rispettosi delle leggi, continua a sollevare indignazione.

Costituzione,

"non vogliamo la riforma della P2". 

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Ignorando il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “Premier assoluto”, é ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in senso presidenzialista la nostra forma di governo, rinviando di mesi la indilazionabile modifica dell’attuale legge elettorale.