mercoledì 9 maggio 2012

9 Maggio 1978
In ricordo di Peppino Impastato


Parlava Peppino Impastato. Faceva nomi e cognomi. Da palchi improvvisati, dalle colonne di piccoli giornali, dai microfoni di Radio Aut denunciava quotidianamente gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini e le complicità dei politici "amici".

La voce di Peppino. Fu la sua voce a condannarlo a morte, in un paese muto e sordo diventò un'eco assordante. La fine di Peppino arrivò il 9 maggio del 1978, cinque giorni prima della sua elezione a consigliere comunale di Cinisi nelle liste di Democrazia proletaria. Aveva 30 anni Peppino, quando il tritolo di Cosa nostra ne dilaniò il corpo. Lo fecero a pezzi sui binari della ferrovia di Cinisi. Lo stordirono, colpendolo con una pietra, poi trasportarono il corpo sulle rotaie, lo adagiarono sull'esplosivo e lo fecero brillare.


Ci sono voluti 23 anni, però, perché Peppino Impastato diventasse un morto di mafia. È stata necessaria la tenacia di mamma Felicia Bartolotta e l'intensa attività del fratello Giovanni, perché al giovane fondatore di Radio Aut venisse restituito l'onore. Per lungo tempo, infatti, il ricordo è stato seppellito sotto una montagna di falsità, di depistaggi, di ricostruzioni di comodo, che indicarono in quella morte prima il fatale destino di un terrorista vittima del suo stesso esplosivo e, dopo la scoperta di una lettera scritta molti mesi prima, un suicida.

Peppino era nato a Cinisi in una famiglia mafiosa. Suo padre, Luigi, era amico del numero uno di Cosa nostra, Tano Badalamenti, suo zio era Cesare Manzella, capomafia ucciso con una giulietta al tritolo nel 1963. Una vita già tracciata, una strada da seguire, quella dell'onore alimentato dal sangue e dalla violenza, a cui, però, Peppino si ribellò, rompendo con il padre quando era ancora poco più che un ragazzo.

L'antimafia. Neli anni successivi Peppino si lanciò in un'intensissima attività politico-culturale antimafiosa. La denuncia dei traffici internazionali di droga e delle speculazioni dei signori del cemento arrivò con la nascita di Radio Aut, un'emittente privata autofinanziata attraverso la quale Impastato puntò il dito contro gli affari del capomafia Gaetano Badalamenti. Nel 1978 si candidò nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. La sua elezione, però, arrivò qualche giorno dopo la sua morte.

Estratto dall'articolo " Aldo Moro e Peppino Impastato, il ricordo a 34 anni dalla scomparsa" - sul Gazzettino.it


Nessun commento:

Posta un commento